Prendo spunto per questo post da un articolo letto online sul sito di Rivista Studio (che potete trovare qui), che fra l'altro rappresenta uno dei più fulgidi nuovi ingressi nel mondo dell'editoria bimestrale.
Si tratta di un'intervista a Mark Simpson, colui che nel lontano 1994 creò il neologismo "Metrosexual". Quindi, facciamo un passo indietro e definiamo il termine metrosexual:
La metrosessualità (che tradotto in italiano sembra più una malattia che altro) è il termine che viene usato per indicare una specifica condizione psicologica in rapporto alla propria identità sessuale. Si riferisce alla parola inglese metrosexual: si tratta di un incrocio linguistico tra le parole metro ed "eterosessuale". La parola metrosexual è utilizzata per indicare una nuova generazione di uomini, eterosessuali, tendenzialmente metropolitani (metro-), consumatori di cosmetica avanzata, curatissimi nell'aspetto (tra i vezzi più diffusi: l'ossessione per il fitness, l'abbronzatura a raggi UVA, la depilazione parziale o totale del corpo). Gli interessati sono appassionati di shopping e tendenzialmente salutisti.
Sostanzialmente un cambiamento quasi epocale per il genere maschile, che mai sembra aver vissuto la propria virilità in questi termini. Si può dire che si è passati dalla spada al correttore.
Ed effettivamente, se ci guardiamo in giro, dubito che in passato sia esistita un'epoca così votata al culto della propria bellezza, specialmente fisica, se non, forse, il periodo ellenico. Quante persone corrono lungo le strade, quante frequentano le palestre e per il puro piacere della coltivazione del proprio corpo e non per il desiderio di pratica sportiva? Se andiamo a vedere l'epoca che ci ha preceduto, pre-guerra, ma anche i primi trent'anni post-bellici, la necessità fondamentale era quella della sopravvivenza, tramite il lavoro, solamente con la conquista del benessere l'occhio e la mente si sono potuti rivolgere ad aspetti più superficiali della vita.
Simbolo del movimento metrosexual, e ancora lo è, seppur stagionato, è stato David Beckham e ancora non si vedono al varco possibili successori, solo scialbi pretendenti al trono.
Studio, dopo, quasi dieci anni è tornata sull'argomento con una intervista a Mark Simpson, che in questi anni ha avuto modo di analizzare lo sviluppo sociologico di questa entità e di valutare nuove forme evolutive. Prime fra tutte lo sporno, ovvero rendere lo sport estremamente porno. A primeggiare in questa pratica sicuramente Dolce & Gabbana con i calciatore e Armani con Nadal e Cristiano Ronaldo in intimo. "Per ottenere la nostra attenzione, il corpo maschile deve prometterci altro, e cioè niente meno che una patinata, oliata ed eccitante orgia sotto la doccia."
Oppure l'hummersexual, ovvero il mostrare a tutti i costi il proprio potere economico e non attraverso i propri possedimenti (o i più maliziosi direbbero per supplire a carenze colà dove non batte il sole), stereotipo tramontato con la fine dell'era Bush in America. Ma super partes, è il Silviosexual, che si merita una categoria a parte, solamente sua, come rappresentante del machismo mediterraneo. In fondo, un po' a tutti manca Silvio, sia per usarlo come capro espiatorio sia come fautore di grosse risate.
Verso quali frontiere si sposterà la sociologia maschile? E quando potrà durare un simile comportamento estetico in un tempo di profonda crisi?
Sicuramente speriamo di aver fatto un grosso piacere alle nostre lettrici con le foto pubblicate.
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